POLVERE DI LEGNO DURO
Il D.Lgs. 81/2008, tra le altre cose, tratta di protezione dei lavoratori contro i rischi derivanti da esposizione ad agenti cancerogeni o mutageni durante il lavoro.
Il suddetto decreto ha lo scopo di individuare per il datore di lavoro criteri omogenei di valutazione dell’esposizione ad agenti cancerogeni o mutageni ed avviare processi uniformi di miglioramento delle condizioni di salute e sicurezza dei lavoratori.
Occorre precisare innanzitutto che quando parliamo di legno stiamo considerando un materiale naturale, sano e dalle mille proprietà, conosciuto da migliaia di anni e intensamente utilizzato dall’uomo da sempre. Le polveri di legno sono, invece, un sottoprodotto di lavorazione: lo scarto, il residuo che si ottiene dopo aver lavorato a nostro piacimento il materiale legnoso. In termini chimici non c’è diversità tra un asse di legno e la segatura che è stata prodotta per tagliare l’asse stessa, tuttavia esiste una differenza fisica determinante: la dimensione. Le polveri non sono pericolose perché fatte di legno, bensì in quanto fini ed inalabili.
Le polveri di legno non sono altro che particelle di vario calibro che, in virtù della loro piccola dimensione, possono essere disperse nell’aria.
Il termine “duro” non fa riferimento all’effettivo grado di durezza del legno, ma è la traduzione letterale del termine inglese “hardwood”, utilizzato per indicare il legno ricavato da alberi del tipo Angiosperme. In linea generale i “legni duri” sono rappresentati dalle latifoglie ed i “legni dolci” o teneri, dalle conifere (Gymnosperme). Emblematico è il caso del legno di pioppo che, pur essendo un legno tenero in termini di lavorabilità, è compreso tra i legni duri.
I legni teneri devono essere in ogni caso valutati perché non è possibile escluderne in assoluto la pericolosità.
Per avere l’idea del livello di esposizione richiesto, dobbiamo pensare ad un soggetto che lavora e respira in un ambiente con polveri di legno in sospensione per 40 ore alla settimana e per 20 anni della propria vita. Questo è ciò che la legge vuole tutelare, poiché solo in questo caso è possibile parlare di “pericolosità” della polvere di legno duro.
È evidente che la tutela debba partire dal primo giorno di lavoro di colui che, presumibilmente, fra 20 anni potrà constatare di essere stato esposto alle polveri di legno in maniera quantitativamente rilevante.
La rilevazione delle polveri di legno aerodisperse possono essere svolte con appositi campionatori in nostro possesso.
Per qualsiasi dubbio e/o chiarimento in materia di sicurezza ambientale, Vi invitiamo a contattare il nostro Studio.